Omega Età: 24
Salve, sono una studentessa di psicologia. Da qualche settimana mi trovo in una situazione che non trovo altro termine per definire se non bullismo psicologico, che avviene all'interno della mia abitazione, da parte delle mie coinquiline, dato che sono studentessa fuori sede. C'è una storia di qualche anno precedente allo scoppio che è avvenuto da poco tempo.
Quando entrai in casa cercarono tutte di legare con me e di coinvolgermi. Una di queste ragazze, come me, studia psicologia nella mia facoltà. Inizialmente andava tutto bene, ma dopo un po'di tempo senza alcun motivo apparente, ogni volta che mi trovavo in spazi condivisi con questa ragazza, lei si allontanava, evitava di parlare con me, e così facevano anche le altre, per un motivo che non sapevo definire. Dopo un po' di tempo mi accorsi che questo evitamento avveniva più o meno nel periodo di studio. Pensai che forse a questa persona desse fastidio che io avendo 3 anni in meno fossi più avanti nello studio, perchè oltre a evitarmi, lanciava delle sottili battute su alcune cose che mi riguardavano (il fatto che a volte mi fossi fatta firmare la presenza dalle amiche) e denigrandole davanti a me. In ogni caso in quel periodo andavo a chiedere spiegazioni sul suo comportamento, le chiedevo se le avessi fatto qualcosa, e quello che ricevevo era un no, un abbraccio, un ringraziamento sul fatto che avevo aperto il discorso e una dichiarazione di amicizia. Per poi tornare punto e a capo. Sono poi cominciati vari episodi paradossali: spesso con questa ragazza, M., si fissava di fare qualcosa insieme, ma puntualmente venivo a sapere che lei l'aveva già fatta per fatti suoi senza avvertirmi. Una terza ragazza, P., che mi sembrava un po'dipendente da M. e particolarmente fragile, spesso mi rimproverava di cose che non avevo fatto, quali il lasciare disordine, o il non lavare i piatti, cose di cui era responsabile M. la quale nonostante fosse presente non disse mai nulla negli episodi. Cominciai a trovare il comportamento di M. poco rispettoso nei confronti sia miei che delle altre. Per quanto riguardava me, io cercai di essere sempre disponibile, anche sul prestarle dei miei vestiti. Lei cominciò a entrare nella mia stanza, a prendere vestiti, a rovinarli senza avere la decenza di dirmelo. La musica a tutto volume con le porte aperte mentre. Lo spostare, o il buttar via le mie cose senza chiedere il permesso. In quel periodo in cui mi evitavano ci stetti malissimo, pensavo di aver fatto loro qualcosa, e scrissi sul mio diario per sfogarmi. Probabilmente qualcuna di loro trovò quelle pagine, ed M.le utilizzò davanti ad altre persone per farmi passare da persona falsa, che non dice le cose davanti, e che è cattiva (ovviamente lo sfogo era pieno di parolacce). Mi sono sentita sempre repressa con loro, perchè l'aggressività di M.mi spaventava, non riuscivo a dire le cose che non mi andavano bene, sentendomi dire da lei e dalla mamma che sono una persona arrivista perchè ero avanti nello studio, ed ho incassato. Nonostante ciò mi sono resa disponibile, feci ad M.delle traduzioni, la aiutai con gli esami, badai alcune volte a una persona molto vicina a lei che ha problemi di dipendenza. Ho assistito a situazioni estremamente violente che mi hanno lasciato un'impronta, sentendomi rimproverare nei giorni seguenti perchè avevo detto di non voler mai più vedere in casa cose del genere. Alla fine, dopo 3 anni di questi episodi, ho perso la pazienza, ho deciso di non reprimermi più ed ho detto a questa persona quello che pensavo di lei. La risposta di M. è stata che io sono la persona invadente, che io non so stare accanto alle persone perchè sono menefreghista (ovviamente la battutina sul fatto che io sarò un pessimo psicologo non poteva mancare), che ho le manie di persecuzione perchè credo che tutto ruoti attorno a me.
Nella stessa conversazione però mi faceva capire che seguiva le mie pagine internet e sapeva gli eventi che mi accadevano. Mi diceva che sentiva ogni cosa dalla mia camera, mi riferiva le parole, ma poi diceva che per lei non esistevo. Queste parole adesso non mi hanno ferita, perchè ho imparato a stare benissimo da sola. Inoltre mi dice che anche l'altra ragazza, P. pensa quelle stesse cose di me. Quello di cui mi accusava, era di non andare a chiedere spiegazioni. Io penso che se mi viene fatto un torto, debba essere lei a parlarne con me se ci tiene, perchè evidentemente lei ha un problema con me. Per questo sono stata accusata di essere menefreghista. E delle accuse su episodi che proprio avevano un altro significato e sono stati interpretati come invadenza. Mi ha chiesto di andarmene da casa.
Io non sono nella situazione di andarmene, ho una persona in famiglia che sta
morendo, e credo di non dover essere io ad andarmene di casa. Ho notato che M. è inoltre una persona che parla alle spalle. L'ho capito perchè anche con me parlava male di altre persone, di tutte le altre coinquiline, si vantava del fatto che le raccontassero storie dei loro problemi psicologici, e di tante altre cose in cui lei eccelleva rispetto agli altri. Le ho chiesto quindi di lasciarmi in pace, di non invadere i miei spazi e di evitare di fare battutine ad altre persone che non c'entrano nulla nei nostri screzi. Quello di cui ho paura è non tanto che si crei una situazione in cui vengo esclusa (ormai sono quasi abituata a non essere informata sulle cose che riguardano la casa e quindi tutte noi), quanto di una qualche ritorsione psicologica, che le battutine continuino, e fenomeni di questo tipo. Sono sempre stata una persona abbastanza forte, a livello psicologico. Ma in questo periodo mi sento molto abbattuta, come se non valessi niente, come se fossi inutile, come se non avessi niente da dare. Ciò nonostante ho creato una cerchia di amici al di fuori della casa, e degli altri interessi quali suonare in un gruppo musicale, che coltivo sempre fuori. Non so come reagire davanti a queste cose, che per me non dovrebbero neanche esistere. E probabilmente ho bisogno di sapere se mi sto sbagliando o meno nel modo di considerare questa situazione. Grazie.
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