Sara Età: 16
Sono una ragazza che fin dai primi anni ha sempre mostrato un profondo interesse per tutto ciò che riguardasse l'arte e la poietica. Non mi era difficile studiare o ragionare di cose complesse,la mia mamma era sempre contenta quando i miei maestri le dicevano che qualsiasi direzione sua figlia avesse preso,sarebbe potuta arrivare a grandi risultati senza il minimo sforzo.
Grazie a questo tipo di indole avevo molto tempo libero: lo passavo volentieri
con gli amici,a ridere e giocare all'aperto.
Adoravo le persone. Mi piaceva molto stare in compagnia,amavo gli animali ed
ero felice in qualsivoglia momento ricreativo,anche solo durante la mattina passata con la mia famiglia o il pomeriggio a giocare con mio fratello.
Non ho mai avuto problemi con i miei compagni,finchè non mi sono iscritta al liceo classico.
Fin da subito ho notato una situazione paradossale. Era come...se qualcosa non andasse. Reagivano in maniera diversa alle situazioni a cui ero abituata,avevano un diverso modo di pensare. La quasi totalità delle ragazze si vestiva con magliette molto corte e che lasciavano intravedere i seni,si truccava molto e fumava spesso,anche durante il cambio dell'ora,beveva tutti i
weekend fino ad ubriacarsi. Molti ragazzi facevano uso di droga leggera. Ma quello che mi ha lasciato perplessa non è stato tanto questo,quanto la più totale assenza di sentimento e pietà umani...da parte della maggior parte.
Ho visto i miei stessi compagni deridere e prendere in giro una signora anziana che camminava per strada con le stampelle,gioire degli infortuni (molto gravi) della nostra professoressa d'Inglese,che è sempre stata una signora gentile e disponibile,chiamare a casa l'anziana vedova di uno dei miei pochi compagni di classe che sembrano essere umani e chiedere se potevano parlare con il marito della stessa,sapendo che era morto.
Tempo fa lessi una frase: "la normalità assume la forma del contesto in cui vivi. Se vivi in un mondo di giusti,è normale che tu sia giusto",se vivi in un modo dove la brutalità fa da padrona...allora è anormale colui che non compie
azioni violente contro il prossimo.
Per quanto io amassi gli altri,non potevo permettermi tali cattiverie. Non volevo fumare. Non volevo drogarmi. Non volevo deturpare il mio cuore vedendo la faccia affranta dello sfortunato che avrei dovuto deridere.
Tuttavia erano i miei compagni di classe. Il fatto che non condividessi il loro comportamento non m'impediva di starci assieme,semplicemente rifiutavo quelli che a me sembravano comportamenti sbagliati,e non ho mai rinunciato a seguire i valori in cui credevo pur sentirmi parte del gruppo.
Ho forse sbagliato?
Forse.
Fino a quasi un anno fa sono vissuta in un clima di generale accettazione,fino a quando non ho cominciato a realizzare costumi teatrali. Era naturale che la mia passione per l'arte mi portasse a fare una cosa del genere,e a dirla tutta
ero anche piuttosto entusiasta di questa mia attività.
Mettevo spesso le foto dei miei lavori su facebook,talvolta indossando le mie
stesse creazioni,dato che li realizzavo usando le mie misure. Sono stata presto contattata da fotografi che volevano realizzare degli shooting con me come soggetto,ovviamente con il consenso dei genitori.
Nononostante io non mi reputi affatto una modella,mi è stato detto che i fotografi sarebbero stati entusiasti di scattare con me anche più di una volta.
Così è stato fatto.
La notizia si è diffusa presto in classe. Tra le ragazze,tra i ragazzi.
Alcune venivano a complimentarsi con me,altre bisbigliavano con le loro amiche e i loro amici.
Fu allora che successe.
Stavamo uscendo da scuola...quando sono stata colpita da un mio compagno con calci molto forti alla schiena,che al tempo mi lasciarono vari lividi. Sentivo
la mia cassa toracica rimbombare.
La violenza di quei colpi era tale che dopo i primi non ho potuto trattenere le lacrime per via del dolore...
Alcuni dei ragazzi che gli stavano attorno gli dicevano di smetterla,tuttavia si è fermato solo quando mi ha visto in lacrime.
Se ne è andato senza una parola,bisbigliando che non gl'importava niente di quello che aveva fatto,e che non gl'importava nemmeno di me,tanto ero una persona strana.
Non ho avuto mai il coraggio di raccontare quest'esperienza ai miei genitori,e l'ho detto solo ad amici molto stretti.
Nonostante i lividi e il dolore,decisi di lasciare la faccenda in sospeso...tanto ero curiosa di sapere il perchè di quella aggressione nata di punto in bianco. Quando glielo chiesi,non ne volle parlare. Era tutto così strano. Tutto sembrava perfettamente normale.
Indecisa sul da farsi,mi accorsi che nel frattempo le due ragazze di fronte a me avevano cominciato a rispondermi male.
Quando chiamai per nome una delle due (e le chiamavo molto raramente) per chiedere una gomma,dato che avevo visto che non stava parlando con nessuno e stava semplicemente leggendo,si girò e mi disse "Che ***** vuoi."
Ci rimasi talmente male che la domanda mi morì in gola.
Anche le mie compagne di banco rimasero talmente tanto sorprese che non poterono fare altro che rimanere con gli occhi sgranati,senza spiccicare parola.
Cominciai ad essere insultata senza motivo. Mi veniva detto di tutto: che ero stupida,che ero brutta,che ero strana perchè avevo un hobby strano,che ero asociale,che facevo schifo,che era meglio se fossi morta.
Mi sono arrivate,certe volte in tono cantilenante,certe volte in tono serio,minacce di morte come "Ti taglio la gola" da parte della componente maschile.
I miei amici non riuscivano a credere alle loro orecchie. Mi chiedevano se avessi fatto qualcosa per provocare tutta questa violenza,io gli rispondevo che non avevo potuto farlo in nessun modo,in quanto mi limitavo a seguire la lezione e chiaccherare ogni tanto del più e del meno tra una lezione e l'altra. Non li frequentavo dopo scuola,nè mai li avevo incontrati in giro per la mia città.
Tutti mi dicevano di lasciar perdere o di parlare col preside.
Ma chi denunciavo al preside? Chi? Quasi un'intera classe?
E che cosa avrebbe potuto fare il preside contro di loro...contro i loro genitori,tutti molto "fieri" dei loro figli prodigio che frequentavano un liceo così prestigioso?
Continuavano ad arrivarmi insulti. Continuavo ad essere trattata male. Ora anche un mio compagno che all'inizio sembrava mio amico aveva cominciato a fracassarmi libri,penne e quaderni,e mentre lo faceva gli altri ridevano.
Quando chiedevo spiegazioni,nessuno sapeva risponderm. O mi rispondevano insultandomi.
Non riesco più a dormire.
Mangio poco,pochissimo. Ho perso 3 kili,e ne pesavo appena 50 per l'1.70 di altezza che mi ritrovo. Quello che mangio voglio vomitarlo. Non voglio andare a scuola,adesso studio con difficoltà e controvoglia.
Non riesco a stare tranquilla,nemmeno a casa,nemmeno in vacanza. Ho paura di quando dovrò tornare a scuola.
La sera poggio la testa sulla scrivania senza fare niente.
Ho cominciato a bere volontariamente bevande andate a male,saponi.
Non importa quanti amici abbia fuori da scuola: per loro sono un'asociale. Non importa quanti ragazzi vogliano conoscermi,per loro sono brutta,e faccio schifo. Non importa che abbia la media più alta della classe o che frequenti ambienti di confronto e di dibattito,per loro sono stupida. Non importa che creare costumi teatrali sia una delle arti più belle e più caratteristiche d'Italia che ci rende famosi anche all'estero (Carnevale di Venezia,Viareggio),per loro è un hobby strano. Io stessa sono tutta strana,perchè non fumo,non bevo,non mi drogo,a scuola non mi trucco e non lascio intravedere i seni.
E' inutile appellarsi a valori che non esistono. Inutile appellarsi all'amore,alla pietà,all'amicizia. E' la brutalità ad essere la vera realtà.
E tu che gli vai contro, sei solo un condannato a morte.
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